Collesano, provincia di Palermo: lasci il mare azzurro di Campofelice e di Cefalù e inizi a salire, passando per ampie vallate, verso le cime delle Madonie. Il geografo arabo Idrisi la descrive come “rocca sopra un colle scosceso ed elevato poggio, abbonda d’acque ed ha molte terre da seminare, alle quali sovrasta un alto e superbo monte”. Questo per raccontare come il primo insediamento urbano si sviluppò in età
islamica, intorno al X secolo, con il nome di Qal’at as-sirat (“rocca sulla retta via”), anche se si sono rinvenute tracce di epoca protostorica in alcune grotte, dove sono state trovate ceramiche risalenti al VII secolo a.C. . Ancora oggi la vocazioneagricola è prevalente, testimoniata da un tipico paesaggio agrario di oliveti, vigneti e agrumeti, con molte aree boschive, a cui si aggiungono i seminativi. Da qualche anno il comune ha iniziato la gestione diretta di un bene confiscato alla criminalità mafiosa. Si tratta di un’azienda agricola, in contrada Garbinogara, di circa 70 ha, con 22.000 piante di ulivo, già avviata alla conversione biologica.
Olio biologico e legalità, questa la scelta dell’amministrazione guidata dal Sindaco Giovanni Battista Meli, che venerdì 8 maggio ha invitato i colleghi della “Città a rete Madonie – Termini”, amministratori locali, rappresentanti delle istituzioni, il Procuratore Capo della Repubblica di Termini Imerese, il Prefetto di Palermo e i cittadini, per discutere sulle soluzioni da adottare per rendere possibile ed economicamente sostenibile la gestione dei beni confiscati alla criminalità. Cosa non facile, tenendo conto dei vincoli, della scarsità di risorse che caratterizza i bilanci comunali in questa fase. Il comune non gode nemmeno delle stesse opportunità che sono offerte a qualsiasi imprenditore agricolo. “Abbiamo presentato domanda per accedere alle misure previste per le produzioni biologiche – ci dice il Sindaco Meli – e la Regione, pur accettando la documentazione presentata, ha sospeso l’erogazione del contributo per richiedere un parere alla Commissione Europea. E siamo in attesa di una risposta da oltre due anni”.
Hanno risposto in molti all’invito del Sindaco di Collesano e la bella Chiesa di San Domenico, nel centro della città, era piena. Il Ministro dell’Interno On. Angiolino Alfano ha fatto pervenire, per il tramite del Prefetto di Palermo S. E. Francesca Cannizzo, i suoi saluti e le sue considerazioni, condividendo pienamente l’iniziativa. Anche per il progetto di Città del Bio il Ministro ha espresso apprezzamento, nella sua comunicazione al convegno, evidenziando come “la Città del Bio realizza un doppio connubio: essa concilia il profilo dell’economia con quello dell’ecologia, dimostrando che è realizzabile una iniziativa imprenditoriale che salvaguardi l’ambiente e anzi si fonda con esso. Parlare di Città biologica e di agricoltura urbana – ha continuato l’On. Alfano – non è un ossimoro: è una conquista non dell’uomo sul territorio, ma dell’uomo per l’uomo, per il suo futuro e la sua salute”.
Che il tema della gestione dei beni confiscati alla criminalità abbia una sua grande rilevanza lo testimoniano i dati contenuti in uno studio e in una rilevazione presentata nel corso del convegno e ripresi anche da S.E. Il Prefetto Umberto Postiglione, Direttore dell’ “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. Sono 12.946 i beni confiscati, di cui 1.708 sono aziende e solo il 52% di questi sono stati effettivamente consegnati ai livelli istituzionali o agli Enti Locali: quasi la metà dei beni si trovano ancora in una condizione di attesa di utilizzo. Ci sono motivazioni oggettive che producono questo stato di cose, questioni diverse e complesse (lungaggini burocratiche, gravami, contenziosi, ecc.), ma è evidente che in proposito occorre definire una strategia di intervento. I diversi interventi che si sono succeduti si sono soffermati sulle possibili soluzioni, sulle diverse modalità organizzative da considerare.
Il Direttore di Città del Bio Ignazio Garau ha sottolineato la necessità di restituire alla comunità locale quanto é stato sottratto con le attività criminali, inserire la gestione del bene in un progetto territoriale, che consideri ed esalti la vocazione produttiva dell’area, partendo proprio dalle attività agricole. Occorre che la Comunità territoriale sia pienamente coinvolta, sia partecipe dell’iniziativa anche impegnando, con opportune garanzie, le risorse economiche necessarie, che possono essere raccolte nel territorio. Occorrerà prevedere poi opportuni strumenti legislativi che facilitino l’intervento dell’Ente Locale nella logica della gestione di un “bene comune” del territorio, mantenendo e garantendo l’interesse pubblico. Un riferimento utile può già oggi essere individuato nelle “Cooperative di comunità” o nelle “Fondazioni di comunità”, che si stanno sviluppando in alcune regioni. Ma non è da escludere l’esame delle impostazioni legislative che sono state adottate in altri paesi.
Città del Bio proseguirà nell’approfondimento dei temi proposti dal convegno con l’intento di portare le esperienze che si stanno sviluppando in proposito al prossimo 3° Forum sullo Sviluppo Economico Locale, che si terrà a Torino dal 13 al 16 ottobre prossimi.