Lo spreco alimentare, noto come foodwaste, non può piú essere considerato un problema secondario.
In un mondo che ospita piú di 7 miliardi di esseri umani, molti dei quali malnutriti o denutriti, le 110 (che possono aumentare a 126 entro il 2020) tonnellate di cibo sprecate ogni anno nei soli paesi dell’Unione Europea non possono piú essere tollerate.
Le statistiche dicono che in Francia per ogni cittadino vengono buttati 20-30 kg di cibo ancora buono. Per risolvere il problema l’Assemblea di Parigi ha approvato all’unanimitá una nuova legge che obbliga la grande distribuzione, cioè i supermercati piú grandi di 400 mq, a non buttare i cibi scaduti ma ancora commestibili. Queste risorse alimentari anziché finire nel cestino, dovranno obbligatoriamente essere ridistribuite fra i piú bisognosi, con donazioni ad associazioni di volontariato, ridotti in concime o in mangine per animali.
Questo è un grande passo nel segno delle food policy. Tuttavia, la grande distribuzione non è che un singolo pezzo del puzzle. Lo spreco alimentare passa anche dalle scelte del singolo consumatore: ogni volta che si comprano o si prepararano quantitá eccessive di cibo, destinate a guastarsi e a finire nel cestino dell’umido, il pianeta soffre. Quindi, perché i cambiamenti possano davvero avvenire, la teoria deve essere affiancata dalle buone pratiche dei singoli consumatori.
Elizabeth Gilbert, nel suo saggio Mangia Prega Ama (Eat Pray Love) ha descritto un viaggio per la salute fisica e psicologica della protagonista;per evitare lo spreco alimentare seguiamo invece il percorso Pensa-Mangia-Salva (Think-Eat-Save).
In Occidente lo spreco alimentare spesso è un atto inconscio: pensare a quello che si sta facendo mentre si svuota il piatto e scrivere una lista della spesa precisa a cui attenersi sono i primi passi per ridurlo.
Il secondo passaggio si ha a tavola: abituando l’occhio a porzioni piú piccole fa diminuire le possibilitá di avanzare cibo nel piatto.
Infine, salva e risparmia: una spesa più responsabile e organizzata permette un risparmio di tempo e di denaro. Se, invece, proprio non si riesce a comprare in modo più organizzato, bisogna fare come i supermercati: riutilizzare o regalare quello che altrimenti sarebbe stato buttato.