Le Città del Bio: dai biodistretti alle reti europee
Città del Bio, nata nel 2003, è un’associazione nazionale composta da comuni ed enti territoriali creata per favorire a livello locale lo sviluppo dell’agricoltura biologica, la diffusione di una sana educazione alimentare, l’alleanza tra città e territori per cambiare i rapporti tra chi produce e chi consuma e la nascita di biodistretti.
I primi aderenti sono stati alcuni comuni piemontesi, terra d’origine dell’associazione, ma oggi fanno parte delle Città del Bio comuni sparsi su tutto il territorio nazionale: in pochi anni la rete si è diffusa coinvolgendo Lazio, Sicilia, Calabria, Liguria, Campania, Umbria.
Oltre a mettere a disposizione un marchio da utilizzare per la promozione dei prodotti tipici territoriali – coltivati con metodo biologico o lotta integrata – l’associazione svolge attività di supporto alle amministrazioni per la realizzazione di progetti che permettano di sfruttare bandi e fondi pubblici atti allo sviluppo delle produzioni locali.
Nelle Terre del Giarolo, dove Città del Bio sta contribuendo alla nascita di un biodistretto a cui aderiscono una trentina di comuni, uno dei progetti appena portati a termine ha portato circa 400 maialini da allevare con metodo biologico in Val Borbera con lo scopo di accorciare la filiera della produzione del Salame nobile del Giarolo. Al di là dei buoni propositi è quindi un’idea che pare funzionare, riuscendo ad avere ricadute reali sugli aderenti.
Città del Bio collabora anche con biodistretti già esistenti, come quelli del Cilento, dei Monti Dauni in Puglia e quello delle “Colture Mediteranee Terre del Bio” in Sicilia.
Ma cosa si intende quando si parla di biodistretto? Un biodistretto è un’area geografica dove tutti gli attori in campo (amministrazioni pubbliche, aziende, associazioni e consumatori) stringono un accordo per una gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo.
La creazione di reti collaborative è oggi requisito necessario per poter accedere e gestire al meglio fondi pubblici e permette di avere una base solida con cui proporsi per intraprendere progetti anche a livello europeo.
Anche per questo nascerà ufficialmente a febbraio, durante la BIOFACH – World´s Leading Trade Fair for Organic Food – di Normberga, “Organic Cities Network”, una rete tra le città dell’Unione Europea, con l’obiettivo di sviluppare la diffusione del biologico, la sana alimentazione, la salvaguardia delle piccole produzioni, etc.
A sostegno dell’attività istituzionale di Città del Bio nel 2015 è nato in Italia anche un intergruppo parlamentare composto da 46 Deputati e Senatori raccolti attorno l’associazione “Amici del Bio” con numerosi obiettivi, tra i quali, si legge “dare visibilità in Parlamento alle istanze dell’agricoltura biologica e sociale”.
E se lo scetticismo rispetto all’operato istituzionale di questo gruppo parlamentare è più che lecito, qualche fiducia nell’idea che la costruzioni di reti e associazioni di sostegno abbia qualche utilità occorre averla. In fondo le quote di adesione a Città del Bio sono accessibili a qualsiasi amministrazione. E ciò che funziona viene difficilmente abbandonato quando nel tempo si cambiano le casacche…
di Sara Rocutto
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